Don Pietro Ruzzi
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Una vita per l’ Africa : ciao Don Pietro

Pensi all’Africa, al Burkina Faso e pensi a Don Pietro Ruzzi “nasara” (uomo bianco) come lo chiamavano i burkinabè.

Per noi semplicemente Don Pietro, uno straordinario missionario che abbiamo avuto più volte l’onore e il piacere di incontrare nei nostri viaggi in Burkina Faso.

Don Pietro era (o forse è meglio dire è, a imperituro presente) una persona speciale, con il suo originale ed efficace modo di essere operoso e attivo e la sua capacità di realizzare opere che, per la loro portata, generavano stupore in chiunque lo incontrava, opere localizzate nella sperduta savana ma in grado di competere, per efficienza e standard realizzativi, con i migliori centri occidentali.

Lo avevamo conosciuto a Nanoro, quando Don Pietro operava presso il locale ospedale dei Camilliani.

L’intesa e la simpatia sono state immediate e d’altronde non poteva essere diversamente soprattutto quando dinanzi si spalancavano un sorriso e una gentilezza non comuni.

Nel ben mezzo della brousse ci accoglieva nel suo laboratorio all’interno del quale, come appassionato di informatica, assemblava, riattivava e rimetteva in funzione computer provenienti da donazioni di ogni parte d’Italia.

Ricordiamo il nostro stupore quanto ci disse che stava lavorando (era il 2011!) a un progetto di digitalizzazione delle cartelle cliniche per fare in modo che dall’Europa si potessero consultare i dati dei pazienti dell’ospedale di Nanoro.

E lo stupore è proseguito quando siamo andati a trovarlo a Koudougou, dove abbiamo avuto modo di visitare il suo centro medico in fase di avanzata costruzione (era il maggio del 2017, data in cui è stato girato il video che vi proponiamo).

E poi il periodo del Covid, con le iniziative locali per far realizzare le mascherine ai ragazzi africani e l’educazione all’igiene per contrastare la pandemia.

O ancora i suoi progetti a favore dei carcerati a Koudougou.

Non c’era viaggio in Burkina Faso che non iniziasse o finisse con una visita a Don Pietro, che avevamo il piacere, quando possibile, di incontrare durante i suoi viaggi in Italia.

Ma girare in Africa con Don Pietro era un’esperienza unica: lo conoscevano tutti e tutti si fermavano a parlare con lui anche solo per un saluto o per ringraziarlo, a loro modo, con una benedizione (cristiana, musulmana o in qualsiasi altra religione o credenza).

Wend Barka ha avuto il privilegio di sostenere alcuni dei suoi tanti progetti ma soprattutto, noi volontari, abbiamo avuto l’onore di conoscerlo e di poter prendere esempio dalla sua straordinaria laboriosità e generosità.

Di questo te ne saremo sempre grati caro Don Pietro e ancor di più te ne saranno grati i tuoi fratelli africani che potranno avvalersi delle tue opere.

Buon viaggio grande nasara, buon viaggio Don Pietro.